
Cesare (Kuki) Zamberlani
20.01.1958
20.01.1958
Cesare Zamberlani, il cecchino biancoblù


«Bruno Rogger me lo ricordo bene, soprattutto il suo check che mi ha fatto fare una piroetta oltre la transenna a Lugano, il primo anno che giocava» rievoca Cesare «Kuki» Zamberlani, cecchino biancoblù per sette stagioni. E quel derby della promozione?
«È stato un derby un po’ particolare, in una stagione mirata per ritrovare la serie A. Ricordo che con la vittoria a Sierre avevamo raggiunto la matematica promozione e così a Lugano andava in scena una partita diciamo di «liquidazione», che cadeva nella settimana di Carnevale».
Qui l’aneddoto. «Scendendo col bus verso Lugano ci siamo fermati al carnevale di Faido, dove abbiamo comprato parrucche e addobbi carnevaleschi vari che poi qualcuno di noi aveva infilato nel borsone. Alla Resega, il nostro allenatore Jiri Kren ci disse:
«Chi vuole li indossi pure per il riscaldamento». Io ero uscito con una parrucca viola e gli occhiali…». Immancabili i fischi da parte dei tifosi del Lugano, «e anche il comitato non aveva preso molto bene il nostro comportamento», commenta l’ex numero 9.
Jiri Kren e il superblocco con Panzera e Gardner
L’esordio in prima squadra di Zamberlani coincide con un ricambio generazionale. «Storici giocatori avevano smesso, la stagione 78-79 è stata un po’ così, infatti siamo retrocessi» - osserva l’ex attaccante -. Al posto dell’allenatore Ivan Bencic, bisnonno della tennista Belinda,
«in panchina era arrivato Alpo Suhonen, allora 30enne alle prime armi, che ha portato una ventata di novità a livello di metodi di allenamento. Purtroppo la squadra era molto giovane e non siamo riusciti a raggiungere subito la promozione, come auspicato dalla società».
È la volta allora del ritorno in panchina dello storico allenatore Jiri Kren, «che ci ha fatto crescere per due anni fino a portarci alla promozione». Nel primo dei quali prende forma il super blocco formato da Fiorenzo Panzera, Dave Gardner, e Cesare Zamberlani, 106 reti in tre (24, 51 e 31)
voluto da Kren! «Bisogna dire che alle nostre spalle, in difesa avevamo Rudolf Tajcnar, che quando usciva dal terzo ti serviva alla perfezione – chiosa l’ex numero 9 -. Ricevuto il disco da Rudolf, Fiorenzo entrava in velocità nel terzo dalla sinistra e poi ci voleva qualcuno che fosse al posto giusto
al momento giusto…». «Jiri Kren è stato un punto di riferimento - prosegue Zamberlani - l’ho sempre ritenuto un allenatore particolare, alla panchina era davvero un bravo stratega, ma i suoi erano metodi di allenamenti molto duri. Ricordo che il giovedì ci faceva pattinare per 45 minuti senza vedere il disco,
e non tutti apprezzavano». Gli anni in cui alla presidenza vi era il mitico Numa Celio.
Un’enoteca, quattro generazioni
Se nasci a Piotta o ad Ambrì, o giochi a hockey o ti metti sugli sci. «C’è stato un momento in cui ero indeciso - commenta l’ex giocatore - ero più propenso a sciare, ma con un padre socio fondatore dell’Ambrì e per 20 anni giocatore e allenatore… Lui però non mi ha mai portato a pattinare.
È stata mia madre, nel 1979, a chiedere a Rudolf Kilias, allora allenatore dell’Ambrì nonché maestro di ginnastica alle nuove scuole a chiedergli: «Ma come si fa a giocare?»; «Lo porti mercoledì pomeriggio all’allenamento». Kuki Zamberlani inizia così a 11 anni l’avventura hockeistica, per
la preoccupazione della mamma: «Trascorre più tempo in pista che a scuola».
Tra il 1978 e il 1986 il professionismo nell’hockey è ancora di là da venire. Il numero 9 decide allora di formarsi alla rinomata Scuola vitivinicola di Changins, (da qui il suo trasferimento per un anno a Sierre seguito da un anno all’Olten)
per poter poi portare avanti con competenza la tradizione secolare dell’Enoteca di famiglia, nata nel 1891, giunta alla quarta generazione. «Oggi produciamo circa 30 mila bottiglie l’anno con 8 etichette grazie alla trentennale collaborazione con la ditta Gialdi».
Come sarà l’annata 2024-25… dell’Ambrì Piotta? «Come per la prossima vendemmia, la vedo come una buona annata. La squadra, contrariamente alla scorsa stagione dovrebbe trasformare la Gottardo Arena in una roccaforte, grazie al suo pubblico e all’ambiente che si viene creare».
Un ambiente che anche Cesare Zamberlani contribuisce a riscaldare: «Prima di ogni partita, qui all’Enoteca di Piotta organizzo aperitivi a base di affettati nostrani». E buon vino, naturalmente.
Origine dati: La Domenica (Corriere del Ticino) del 15.09.2024